Introduzione a «Notizie e dichiarazioni di scrittori (1911-1917)» (1981)

«La Rassegna della letteratura italiana», a. LXXXV, s. VII, n. 3, Firenze, settembre-dicembre 1981, pp. 419-420. All’introduzione di Binni seguono dichiarazioni autobiografiche e di poetica di Guglielmo Petroni, Giorgio Caproni, Vasco Pratolini, Vittorio Sereni, Mario Luzi, Alessandro Parronchi, Giorgio Bassani, Carlo Cassola, Franco Fortini.

Introduzione a «Notizie e dichiarazioni di scrittori (1911-1917)»

Raccolgo queste notizie autobiografiche e dichiarazioni dirette o indirette di poetica datemi – su mia richiesta – da parte di scrittori che appartengono ad una generazione nata negli anni di poco precedenti la «grande guerra» o in essi direttamente compresi.

Tale generazione si sarebbe potuta anche chiamare la generazione postmontaliana perché essa si alimentò dei succhi intensi e aspri di Ossi di seppia e trovò il suo testo esemplare in Occasioni, per poi ricavare da La bufera tante sollecitazioni a riaprire le ferite delle esperienze storiche fatte personalmente durante il fascismo, la guerra nazista, il dopoguerra fra speranze, delusioni crescenti e la crisi complessa di valori per cui gli scrittori di quella generazione hanno, in vario modo, lottato e operato artisticamente (e continuano a farlo). Ma poiché essa si formò anche con altri modelli e sollecitazioni poetiche e narrative (seppure intorno alla cima svettante della poesia italiana ed europea, costituita appunto da Montale, il vero e grande poeta di una tensione epocale cosí fermentante e tragica) preferisco unificare questa raccolta generazionale sotto il segno indelebile della sua nascita negli anni della grande guerra che deve considerarsi il vero tragico inizio del nostro secolo: di quella vicenda drammatica questi scrittori riportano (pur nelle loro diversità) il trauma profondo, inizio delle vicende storiche (per non allargare il discorso di questa brevissima nota ai fatti e avvenimenti specificamente letterari, a quelle vicende non meccanicamente, ma pur indissolubilmente legati) che accrebbero la tensione scaturita da quell’inizio e da cui questi scrittori han pur tratto aspetti di fondo della loro serietà umana e artistica, delle ragioni piú interne delle loro opere, che rendono questa generazione cosí degna di attenzione, senza con ciò assurdamente esprimere una specie di presunzione generazionale e nessuna laudatio temporis acti, in loro e in me, anche perché essi seguitano a lavorare entro il nostro presente insieme a tanti scrittori di altre generazioni, che pur han variamente vissuto tante delle vicende qui ricordate.

Di quella generazione ho scelto i nomi (oggettivamente e per me) piú importanti, ai quali, nella mia intenzione, dovevano aggiungersi quelli di Mario Tobino (che, qui non presente, potrà anche comparire con un analogo suo scritto – e lo spero davvero – in un numero successivo della rivista) e quello di Romano Bilenchi, che pur mi offre il modo, sulla base di una lettera con cui egli mi spiega la sua indisponibilità, in questo momento, ad apprestare un apposito scritto, di citare qui una sua frase che esplicita di per sé la ragione di fondo della sua poetica: e cioè «l’aver sempre cercato di congiungere razionale e irrazionale, o, meglio di convertire l’irrazionale in razionale» nel suo lavoro di scrittore.

Gli scritti sono preceduti dai nomi e dall’anno di nascita per evidenziare ancora meglio lo stretto arco di tempo da me prescelto e indicato come quello che unifica una raccolta di notizie di scrittori cosí importanti e cosí resistenti anche alla singolare voracità e mutevolezza del periodo attuale.